Mudanças entre as edições de "Archivi e biblioteche digitali"

De Cliomatica - Digital History
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== '''Scopi e obiettivi''' ==
 
== '''Scopi e obiettivi''' ==
  
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Le funzioni di biblioteche e archivi digitali sono principalmente tre: preservare, informare e comunicare.
  
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Il primo obiettivo che si prefiggono di raggiungere è quello di migliorare l’accesso alle risorse digitali, sia rivolto all’interno, per conoscere le competenze e le conoscenze di studiosi e ricercatori, sia proiettato all’esterno, per valorizzare e migliorare l’impatto della produzione scientifica istituzionale.
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Uno dei requisiti essenziali, quindi, è quello di essere un sistema di ricerca dell’informazione efficiente, capace di identificare rapidamente tutte le risorse rilevanti.
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I principali obiettivi che si pongono archivi e biblioteche digitali sono:
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* portare l’informazione direttamente all’utente, rendendola accessibile da qualsiasi luogo;
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* consentire una ricerca avanzata e una manipolazione delle informazioni digitali;
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* migliorare l’accesso alle informazioni sfruttando nuove funzionalità;
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* condividere le informazioni, permettendo ad aziende, istituzioni pubbliche e private, organizzazioni e persone di cooperare;
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* velocizzare l’accesso a informazioni sempre aggiornate;
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* ridurre il ''divario digitale''.
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Le biblioteche e gli archivi digitali non si limitano, quindi, a essere un punto di accesso alle risorse digitali in rete ma, per essere definiti tali, devono avere una chiara finalità di servizio, una politica dichiarata di sviluppo della collezione, un’adeguata organizzazione dell’informazione digitale e dei servizi nuovi o rinnovati di accesso che si avvalgano delle tecnologie per facilitare le operazioni all’utenza di riferimento.
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=== '''Le componenti''' ===
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Prescindendo dalle specifiche definizioni che è possibile trovare sugli argomenti, vi sono alcune componenti che risultano essenziali affinché si possa parlare di biblioteche e archivi digitali.
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Questi sono:
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* '''documenti''': contenuti digitali, adeguatamente organizzati e distribuiti in rete, corredati da metadati, che possono essere permanenti o accessibili in determinati tempi;
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* '''servizi''': servizi offerti grazie all’attività di mediazione del personale della biblioteca/archivio e delle interfacce che devono fornire la possibilità di reperire velocemente e facilmente il materiale;
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* '''utenti''': singola persona o intero pubblico al quale la biblioteca o l’archivio si rivolgono e di cui conoscono necessità e bisogni. L’utente agisce autonomamente, senza intermediari, senza limiti di spazio o tempo e ha, inoltre, la possibilità di interagire con altri utenti.
  
  

Edição das 05h54min de 18 de abril de 2021

Tempo di lettura 10 minuti - per Vanessa Giusy Conti


Gli archivi e le biblioteche digitali sono depositi immateriali, all’interno dei quali sono conservati e resi disponibili documenti digitali, siano essi nativi digitali o convertiti da originali analogici.

Si tratta, quindi, di un complesso di documenti, di qualsiasi natura e formato, prodotti e acquisiti durante lo svolgimento di una determinata attività. A differenza di biblioteche e archivi tradizionali, in molti casi, non hanno un riferimento fisico ma prendono vita e possono essere consultati esclusivamente tramite siti e piattaforme online.

Definizioni

Biblioteca digitale

Il termine più antico per definire una biblioteca che si avvale dell’utilizzo di tecnologie è stato coniato alla fine degli anni ‘90 ed è quello di electronic library o biblioteca elettronica.

Questo termine definisce una biblioteca automatizzata che utilizza ogni tipo di strumentazione elettronica necessaria al suo funzionamento, come calcolatori, pc e terminali.

L’aggettivo elettronica, infatti, non fa riferimento alle caratteristiche dei dati utilizzati ma si riferisce all’attrezzatura utilizzata per la lettura dei dati stessi, qualificando come inaccessibili documenti e servizi, in mancanza di adeguate apparecchiature.

La prima vera e propria definizione di biblioteca digitale è stata fornita da Christine Borgman nel 1993, che ha utilizzato questo concetto per definire la combinazione di: un servizio, un’architettura di rete, un insieme di risorse informative (dati numerici e testuali, immagini, video, documenti sonori, ecc.) e un insieme di strumenti per localizzare, recuperare e utilizzare le informazioni [1].

Un’ulteriore definizione è stata fornita nel 2000 da William Y. Arms, che ha definito la biblioteca digitale come una collezione di informazioni digitali organizzate e servizi accessibili attraverso la rete [2].

Nel 1999, C. Oppenheim e D. Smithson hanno introdotto una definizione simile, che pone l’enfasi sulle tecnologie digitali. Secondo i due, una biblioteca digitale è un servizio informativo, in cui tutte le risorse informative sono disponibili in formato digitale e le funzioni di acquisizione, archiviazione, preservazione, recupero e accesso sono realizzate attraverso l’uso di tecnologie digitali.

Gli autori hanno utilizzato anche il termine hybrid library o biblioteca ibrida, coniato da Chris Rusbridge nel 1998, per definire le biblioteche che, nella transizione al digitale, continueranno comunque a integrare i servizi tradizionali delle biblioteche con i nuovi servizi.

In inglese, il termine hybrid non si riferisce alla compresenza di elementi diversi nella stessa realtà, ma allude alla trasformazione da una specifica realtà a un’altra, in cui anche gli elementi di continuità si trovano a essere completamente rinnovati [3].

In Italia, per diverso tempo, si è scelto di utilizzare il termine biblioteca virtuale, coniato da Tim Berners-Lee per il sito Virtual Library, che realizza la visione della biblioteca come una collezione illimitata di documenti collegati in rete, costituiti da oggetti digitali e pagine web realizzate da molteplici autori. L’aggettivo “virtuale”, oggi in disuso per quanto attiene alle biblioteche, fa riferimento al fatto che la biblioteca non esiste nella realtà.

Archivio digitale

Gli archivi digitali nascono e si sviluppano, grazie all’avvento della tecnologia, come strumenti utili a preservare e conservare le memorie di paesi, comunità, enti e altri soggetti.

Originariamente nati per digitalizzare dei contenuti analogici, come il Progetto Gutenberg (1970) [4] , si aprono invece a nuove possibilità, consentendo il recupero di fonti inedite sconosciute, spesso private. È la raccolta di queste in un unico ambiente tematico che ne consente un uso funzionale e storico, una lettura e una corretta interpretazione d’insieme.

Una serie di leggi, redatte e approvate negli anni ’90, con le quali si riconosce il valore dei documenti digitali al pari di quelli cartacei, sono state fondamentali per lo sviluppo di questa particolare tipologia di archivio, in quanto hanno fornito informazioni e regolamentazioni circa la tenuta e la conservazione dei documenti in formato digitale, all’interno di questi enti [5].

Il passaggio dall’archivio tradizionale a quello digitale, infatti, non consiste nella semplice informatizzazione di alcune tradizionali funzioni (registrazione di protocollo, classificazione, movimentazione dei fascicoli e reperimento del materiale) ma riguarda il mutamento dell’ambiente stesso in cui si producono i documenti e in cui si assumono le decisioni, il quale comporta nuove forme di cooperazione, comunicazione e consultazione nel tempo.

Orientarsi all’interno di un archivio fisico non è un’operazione semplice perché, solitamente, gli archivi tradizionali si configurano come depositi di documenti di diverse istituzioni che si sono evolute nel tempo e, per riuscire a trovare un determinato documento, è necessario conoscere la storia dell’ente o dell’istituto che l’ha prodotto, comprenderne il percorso produttivo e conservativo e, infine, ricercarlo all’interno dell’ente che lo ha conservato.

Gli archivi digitali, invece, tendono ad annullare l’immagine stereotipata di polverosi luoghi della memoria, inaccessibili e non sentiti come patrimonio della collettività, perché offrono a qualsiasi tipologia di pubblico il loro grande patrimonio archivistico, comunicandone valori e contenuti, trovando nuove prospettive e contribuendo alla creazione di nuove reti di cooperazione e collaborazione tra i fruitori stessi.

Questi edifici virtuali, infatti, sono privi di barriere fisiche e i documenti contenuti al loro interno possono essere agevolmente consultati da chiunque, diventando storie vive da conoscere, raccontare e condividere.

Scopi e obiettivi

Le funzioni di biblioteche e archivi digitali sono principalmente tre: preservare, informare e comunicare.

Il primo obiettivo che si prefiggono di raggiungere è quello di migliorare l’accesso alle risorse digitali, sia rivolto all’interno, per conoscere le competenze e le conoscenze di studiosi e ricercatori, sia proiettato all’esterno, per valorizzare e migliorare l’impatto della produzione scientifica istituzionale.

Uno dei requisiti essenziali, quindi, è quello di essere un sistema di ricerca dell’informazione efficiente, capace di identificare rapidamente tutte le risorse rilevanti.

I principali obiettivi che si pongono archivi e biblioteche digitali sono:

  • portare l’informazione direttamente all’utente, rendendola accessibile da qualsiasi luogo;
  • consentire una ricerca avanzata e una manipolazione delle informazioni digitali;
  • migliorare l’accesso alle informazioni sfruttando nuove funzionalità;
  • condividere le informazioni, permettendo ad aziende, istituzioni pubbliche e private, organizzazioni e persone di cooperare;
  • velocizzare l’accesso a informazioni sempre aggiornate;
  • ridurre il divario digitale.

Le biblioteche e gli archivi digitali non si limitano, quindi, a essere un punto di accesso alle risorse digitali in rete ma, per essere definiti tali, devono avere una chiara finalità di servizio, una politica dichiarata di sviluppo della collezione, un’adeguata organizzazione dell’informazione digitale e dei servizi nuovi o rinnovati di accesso che si avvalgano delle tecnologie per facilitare le operazioni all’utenza di riferimento.

Le componenti

Prescindendo dalle specifiche definizioni che è possibile trovare sugli argomenti, vi sono alcune componenti che risultano essenziali affinché si possa parlare di biblioteche e archivi digitali.

Questi sono:

  • documenti: contenuti digitali, adeguatamente organizzati e distribuiti in rete, corredati da metadati, che possono essere permanenti o accessibili in determinati tempi;
  • servizi: servizi offerti grazie all’attività di mediazione del personale della biblioteca/archivio e delle interfacce che devono fornire la possibilità di reperire velocemente e facilmente il materiale;
  • utenti: singola persona o intero pubblico al quale la biblioteca o l’archivio si rivolgono e di cui conoscono necessità e bisogni. L’utente agisce autonomamente, senza intermediari, senza limiti di spazio o tempo e ha, inoltre, la possibilità di interagire con altri utenti.


Bibliografia e sitografia

  1. Christine Borgman, National electronic library report, in Sourcebook on digital libraries: report for the national science foundation, ed. Edward A. Fox. Blacksburg, 1993, p. 126-147.
  2. William Y. Arms, Digital libraries Cambridge, MA, London: MIT Press, 2000, cap. 7.
  3. Chris Rusbridge, Towards the Hybrid Library, D-Lib Magazine July/August 1998.
  4. https://www.gutenberg.org/
  5. 14 dicembre 1993, n. 537, 29 dicembre 1993, n.580, 8 agosto 1994, n. 489.



Citazione di questo articolo
Come citare: GIUSY CONTI, Vanessa . "Archivi e biblioteche digitali". In: CLIOMATICA - Portale di Storia Digitale e ricerca. Disponibile in: http://lhs.unb.br/cliomatica/index.php/Archivi_e_biblioteche_digitali. il giorno: 6/07/2024.






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