Revisão de 06h25min de 26 de janeiro de 2022 por Tiago (discussão | contribs)

Database centrato sulle fonti

De Cliomatica - Digital History
Tempo di lettura 23 minuti - per Tiago Luís Gil (tradotto da Daria Mikhaylova)


Grandi nomi come Manfred Thaller e Alan Macfarlane hanno preferito lavorare con le basi di dati relativi a fonti omogenee. Entrambi hanno adottato come modello di lavoro una sorta di trascrizione strutturata, attraverso la quale il documento viene trascritto come di consueto, ma alcuni dati (frammenti, parole, numeri e date) vengono etichettati in modo che il computer possa elaborarli. Questo metodo di lavoro fu adottato anche da Joaquim Carvalho[1], che affermò: «i migliori metodi di inserimento dei dati da fonti storiche sono quelli che conservano la struttura originale delle informazioni»[2]. A prescindere dall’approccio adottato, dobbiamo però creare delle tabelle e dei campi per trasformare le nostri fonti in byte. Vediamo alcuni esempi.


Registri battesimali

Cominciamo da una fonte tradizionale per l’elaborazione con strumenti informatici: i documenti di battesimo. I documenti più antichi che trattano di battesimi sono conservati in alcune città italiane, ma possiamo trovarli in tutta Europa, in Africa e nelle Americhe. Trattando questo tipo di fonte, è opportuno prima informarsi - leggendo articoli e libri - sul loro corretto uso e sulle possibili variazioni nel formato (o sull’esistenza di formati del tutto anomali). Nel corso del tempo è stata sviluppata una vasta metodologia per l’analisi delle fonti battesimali; tutti i metodi potrebbero perciò rivelarsi utili a diversi stadi della ricerca. Spesso ci si può trovare a dover applicare altri approcci di ricerca, inizialmente non previsti. Quando questo accade, avere a disposizione una base di dati pronta per l’uso che sia adatta ad accogliere nuove voci risulterà molto più utile. Non si può certamente creare una base di dati che preveda ogni possibile opzione, ma certamente si può scomporre i dati dei battesimi a livello tale da poter poi provvedere a una loro ricomposizione in forme diverse.

Osserviamo come sono organizzati i registri battesimali. I registri sono di norma trascritti in un libro, forma comune e ufficialmente richiesta dalla Chiesa. Quindi, di norma, gli archivi contengono registri battesimali organizzati in libri. Il numero dei registri di battesimo per ogni volume corrisponde a n: non ne esiste né un numero minimo, né uno massimo. I libri non hanno alcuna struttura interna predefinita: i battesimi sono semplicemente elencati in ordine cronologico, l’uno dopo l'altro. Se i registri provengono da una località sudamericana, metà del libro potrebbe contenere battesimi di schiavi, mentre l’altra metà battesimi di persone libere; nelle colonie esisteva infatti la separazione dei registri per la popolazione indigena. Queste differenze non costituiscono una regola, ma in alcune occasioni sono state riscontrate, quindi il nostro modello concettuale dovrebbe prenderle in considerazione.

Anche se i documenti sono raccolti all'interno di libri, questi costituiscono una serie. I libri sono i contenitori dei registri e costituiscono una modalità per tenerli organizzati: se fosse possibile avere un libro infinito, questo libro li conterrebbe tutti. Quindi il concetto di libro è importante, ma non è centrale. L’attenzione invece deve concentrarsi sul registro stesso, che ha una struttura interna relativamente regolare. Il documento di solito inizia con la data, per proseguire con il nome della persona battezzata e il riconoscimento della condizione (o meno) di figlio/a legittimo/a e i nomi dei suoi tutori legali, per esempio i genitori; talvolta sono rinveniamo anche i nomi dei padrini. Il registro si chiude con la firma del prete e, talvolta, in calce vengono aggiunti anche commenti sui partecipanti, lo status sociale, la nazionalità, la residenza e persino sul luogo di nascita del battezzato.

Quanto descritto fino adesso ci permette di osservare che incontreremo elementi costanti e attesi: il nome del prete, dei genitori e dei padrini. Possiamo immaginare altre informazioni come i nomi dei nonni, un dato non frequente. Troveremo anche contenuti unici, presenti in un singolo registro e del tutto assenti in altri (“il figlio del capitano” per esempio fa riferimento alla professione del padre). I battesimi si svolgevano per lo più in chiese parrocchiali, ma anche su terreni di proprietà o nelle case private. Allo stesso modo il bambino può essere battezzato in extremis (battesimo “per imminente pericolo di morte”), ma poi sopravvivere e incontrare il prete per l’unzione successivamente. Pertanto il prete che registra il battesimo potrebbe non essere la stessa persona che lo ha battezzato.

Possiamo ora iniziare il nostro lavoro. Prendiamo un foglio di carta e annotiamo tutte le nostre osservazioni. A questo punto conosciamo anche la mole di lavoro da affrontare: uno, due o tre libri. Consideriamo che ogni pagina ha, in media, quattro registri e i tre volumi constano di 650 pagine. Questi ci permetterà di stimare il numero totale dei registri: circa 2600. Una volta fatta la stima possiamo pensare alle tabelle necessarie. Ne consigliamo almeno tre: una per registrare i libri, un’altra, più importante, per registrare i battesimi, e una terza per registrare le informazioni accessorie sui partecipanti al battesimo: il loro status sociale, la loro residenza, ecc.


Img6 relazioni battesimi.png



Creiamo delle tabelle ad hoc, quando i frammenti che identifichiamo nelle nostri fonti hanno rilevanza e specificità sufficiente, tali da meritare uno spazio esclusivo, creato su misura.

Pensiamo ora ai campi della tabella, iniziamo da "LIBRI". Il primo campo obbligatorio è il "codice", che identifica ogni record nella base di dati e, nel caso specifico, ogni singolo libro. Alcuni usano l'espressione "Identificatore" o "ID", altri preferiscono "Matricola". Personalmente preferisco chiamarlo "codice", soprattutto perché in esso sarà inserito un codice alfanumerico (parlante) che eventualmente corrisponderà alla fonte. Nel caso dei battesimi, farei "SAnt_bat_001" per identificare il libro di battesimo numero 1 della parrocchia di Sant'Antonio. I programmatori chiamano questo tipo di campo "chiave primaria". Vedremo successivamente che i documenti del battesimo avranno un'etichetta simile, costituita dal numero della pagina e dal numero del documento nella pagina. Il campo successivo è il nome della parrocchia, un testo; un altro campo è il numero del libro, un codice numerico e il campo successivo, testuale, descrive l’anno del primo e dell’ultimo battesimo riportato nel libro. Risulta importante avere un campo per il numero totale dei documenti nel libro e uno per il numero di pagine. Farei un campo per il preambolo del libro e un altro per la chiusura. Finirei con un campo “Osservazioni”. Forse è il caso di creare un campo anche per il nome del volume, perché alcuni libri hanno un titolo. Finora abbiamo perciò:


TABELLA LIBRI


{


Bibliografia

  1. CARVALHO, Joaquim, «Soluzioni informatiche per microstorici», in Quaderni Storici, XXVI, 03/1991, pp. 761-791.
  2. Ibidem



Citazione di questo articolo
Come citare: GIL, Tiago Luís. "Database centrato sulle fonti". In: CLIOMATICA - Portale di Storia Digitale e ricerca. Disponibile in: http://lhs.unb.br/cliomatica/index.php/Database_centrato_sulle_fonti. il giorno: 1/06/2024. (Tradotto da Daria Mikhaylova)






Informare errori in questa pagina