I SUONI DEL CAFFÈ

De Cliomatica - Digital History
Tempo di lettura 9 minuti - per Andrea Failla


Il caffè è una bevanda conosciuta e apprezzata in tutto il mondo, non solo per il gusto intenso e deciso che la caratterizza, ma anche per le sue proprietà benefiche ed energetiche – nonché per i numerosi impieghi della caffeina in ambito medico. Nel corso del tempo ha riscontrato una rapida diffusione, fino a diventare, nel XX secolo, il terzo più grande commercio mondiale dopo quelli dei cereali e dello zucchero.


Le origini del caffè

Fig. 1. Chicchi di caffè della varietà Arabica.
Il caffè è una bevanda ottenuta dalla macinazione dei semi di alcuni alberi tropicali appartenenti alla famiglia della Coffea. Le prime tracce dell’impiego della Coffea per produrre una bevanda risalgono all’Etiopia dell’ultimo medioevo: pare infatti che proprio gli Etiopi portarono il caffè fino in Medio Oriente, nell’attuale Yemen, in occasione di alcune campagne militari. Già nel Cinquecento, poi, in quella che oggi è l’Arabia Saudita sorsero le prime caffetterie, ovvero dei luoghi in cui ci si poteva riunire e consumare il caffè in compagnia. Non è un caso che a fare largo uso del caffè furono proprio i popoli islamici: dal momento che il Corano vietava l’uso di alcolici, la nuova bevanda venne sostituita al vino – il che le valse il nome di “vino d’Arabia”. Inoltre, mentre l’alcol era considerato dannoso per le sue proprietà inibenti, il caffè stimolava arguzia e coraggio, era in grado di allontanare il sonno ed aveva proprietà afrodisiache. Nel Settecento, infine, il caffè giunse in Europa. A cavallo tra i due secoli, infatti, si potevano già contare oltre tremila caffetterie solo nel Regno Unito e oltre quattromila in tutta la Francia. Nel Settecento, questi luoghi d’incontro divennero le culle culturali del continente: davanti a un caffè, gli intellettuali europei trovavano terreno fertile per il confronto, lo scambio di idee e opinioni, e per il dibattito politico. La centralità delle caffetterie fu tale che anche la letteratura non poté fare a meno di esaltarle come nuovo cardine sociale. Carlo Goldoni, per esempio, attento osservatore della società veneziana, aveva ambientato proprio in questi luoghi alcune delle sue commedie più celebri, come La vedova scaltra, L’avvocato veneziano e La buona moglie, fino a far diventare la caffetteria il perno delle vicende in La bottega del caffè. Le commedie goldoniane descrivono perfettamente i mutamenti sociali della Venezia del Settecento e come proprio le caffetterie – e il caffè – ne avessero incoraggiato la polarizzazione degli attori sociali. Il popolo, infatti, era solito riunirsi nelle taverne a bere il vino, mentre gli aristocratici sorseggiavano cioccolata nei salotti; la nuova classe borghese, composta perlopiù da artisti, mercanti e artigiani, aveva dunque trovato nelle caffetterie il luogo d’incontro ideale e nel caffè un simbolo distintivo.

Col tempo, il caffè si è legato indissolubilmente alla società e alla cultura italiana, e ne è tuttora uno dei simboli più riconosciuti. Ciò è sicuramente dovuto all’invenzione della macchina per l’espresso ad opera di Angelo Moriondo, che gli permise di produrre caffè in un tempo ridotto rispetto alla tradizionale preparazione a pressione, soddisfacendo così le ingenti richieste dei clienti del suo celebre bar torinese. In seguito, nel 1933, Alfonso Bialetti brevettò la sua famosa moka, che divenne presto un’icona della cultura caffearia italiana a livello mondiale. Grazie alla moka, infatti, il caffè entrò nelle case della maggior parte degli italiani divenendo, oltre che un importante rito sociale, anche parte integrante della vita domestica.


Il valore sociale del caffè

Fig. 2. Un caffè espresso nell'iconica tazzina a fondo stretto.
Una delle ragioni centrali della popolarità indiscussa del caffè è il suo impiego come mezzo di socializzazione. Non sarebbe affatto un’esagerazione affermare che il caffè è uno degli strumenti principali per fare società in Italia. In effetti, il rito del caffè fornisce una scusa per incontrare svariate tipologie di persone (familiari, amici di vecchia data, colleghi di lavoro, potenziali partner amorosi, ecc.), coltivare relazioni e, talvolta, costruirne di nuove: non è raro, ad esempio, intessere conversazioni di circostanza – small talk per gli anglofoni – mentre si consuma il caffè al bancone di un bar. Visto che è generalmente alla portata di tutte le tasche, inoltre, il caffè mette insieme persone che provengono da classi e ambienti sociali anche molto diversi, che nonostante questo discutono insieme del tempo, di politica, dell’esito di un incontro sportivo, immersi nell’atmosfera di piacevole informalità che solo il caffè sa creare. Un altro fattore non trascurabile è che il caffè permette piccoli atti di generosità quotidiana; si pensi all’usanza di offrirne uno a un amico o a un collega. Nel napoletano, questa tradizione è così radicata da essersi trasformata nel celebre “caffè sospeso”, ovvero l’atto di pagare due caffè, riceverne uno, e lasciare l’altro “in sospeso” per il/la prossimo/a cliente.

Il caffè, infine, accomuna non solo gli autoctoni, ma anche gli italiani che vivono all’estero. Questi, infatti, sono soliti formare piccole comunità in alcuni luoghi selezionati proprio per la qualità della bevanda.


Prospettive di mercato

Fig. 3. La moka, la caffettiera più diffusa nelle case degli italiani.
Nonostante i molteplici usi del macinato, gli analisti di IRI Worldwide (2017) hanno recentemente registrato, nelle grandi distribuzioni dello Stivale, una perdita pari a circa 5,7 milioni di kg rispetto agli anni precedenti, in favore di una rapida crescita delle vendite di cialde e capsule. In realtà, sempre secondo lo studio di IRI, il caffè macinato costituisce ancora la maggior parte dei consumi del settore, ma è facile ipotizzare che non sarà così ancora per molto. È per le capsule, infatti, che si registra un incremento del 20% dei volumi di vendita: una crescita considerevole, specie se confrontata con gli sviluppi del caffè macinato, che invece continua a perdere tra lo 0,6% e il 5% delle vendite ogni anno. A cosa è dovuta questa crescente impopolarità del macinato – e, di conseguenza, della moka? I ricercatori ipotizzano che gli italiani preferiscano la rapidità delle macchine a capsule e/o a cialde, capaci di produrre una tazzina di caffè in pochi secondi. Il tempo di preparazione non è un dato di poco conto: il caffè, infatti, è spesso consumato in fretta, la mattina presto, prima di uscire di casa, o durante brevi pause dal lavoro ed altre attività quotidiane.

Inoltre, per fare un buon caffè con la moka è necessario dosare la quantità d’acqua, bisogna distribuire bene la polvere di caffè sul filtro e costruire la famosa montagnella, tutte azioni che, se non eseguite correttamente, possono facilmente compromettere la buona riuscita della bevanda. Con le macchine a capsule e/o a cialde, invece, il problema non si pone: le dosi di acqua e caffè sono predefinite, e all’utente è richiesto al più di schiacciare un pulsante o ruotare una manopola. Inoltre, la moka va lavata con cura dopo ogni utilizzo, smontandola e sciacquandola sotto acqua corrente, mentre per la maggior parte di macchine a cialde e/o capsule gli interventi di manutenzione sono molto meno frequenti. Anche senza il macinato, dunque, è possibile fare un buon caffè in meno tempo e con meno sforzi, motivo per il quale le macchine orientate a tale scopo hanno riscontrato una forte crescita in termini di popolarità.

Dall’altro lato, però, è anche vero che queste comodità hanno un prezzo; secondo l’Unione Nazionale Consumatori (2020), infatti, il costo medio di un espresso in capsule è pari a 0,41€, quello in cialde si aggira intorno a 0,18€, mentre quello preparato con la moka costa appena 0,12€. Inoltre, le capsule, generalmente in alluminio o plastica, sono parecchio difficili da riciclare, a causa dei residui di caffè che rimane dopo l’uso. Per un riciclo ottimale bisognerebbe aprirle, svuotarle e sciacquarle – operazioni non sempre immediate, vista anche l’elevata rigidità dei materiali di cui sono composte.

Moka.wav

Macchinetta cialde.wav

Macchinetta capsule.mp4


Bibliografia e sitografia




Citazione di questo articolo
Come citare: FAILLA, Andrea . "I SUONI DEL CAFFÈ". In: CLIOMATICA - Portale di Storia Digitale e ricerca. Disponibile in: http://lhs.unb.br/cliomatica/index.php/I_SUONI_DEL_CAFF%C3%88. il giorno: 7/06/2024.






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