Informatica di base per storici e altri strumenti

De Cliomatica - Digital History
Tempo di lettura 6 minuti - per Ludovica Binetti& Lorenzo Di Gianvittorio


Ciò che distingue la cosiddetta Public History dalla “storia tradizionale” è il modo attraverso cui essa racconta e propone la storia agli utenti finali, i quali diventano fruitori attivi della storia stessa. In altre parole, la Public History è la storia delle persone fatta per e con le persone. Questa disciplina, avvalendosi di molti degli strumenti nati a seguito della Rivoluzione digitale, ha infinite possibilità per comunicare i suoi contenuti agli utenti finali[1]. Usare queste nuove tecnologie spesso richiede competenze specifiche che purtroppo, per via della loro formazione prettamente umanistica, gli storici non padroneggiano; non solo, dunque, una conoscenza degli strumenti e delle potenzialità offerte da word e dagli altri editor di testo.

Tuttavia, al giorno d’oggi la formazione di uno storico richiede trasversalità: quest’ultimo non deve più soltanto saper “studiare la Storia” ricercando e analizzando fonti storiche, ma deve anche avere competenze nel settore tecnologico al fine di essere a conoscenza dei numerosi vantaggi che questo può offrire alla ricerca storica, nonché delle problematiche a esso collegate. L'avvento di Internet e delle tecnologie digitali, così come l'aumento delle capacità computazionali dei calcolatori, ha reso evidente agli storici le sensazionali potenzialità dei computer che consentono di raccogliere, aggregare e analizzare dati per poi estrarre, da essi, numerose informazioni. Ma in particolare cos'è che spinge uno storico ad approcciarsi al mondo delle tecnologie? Una delle necessità è quella di dover conservare dati storici, il cui destino è, poi, quello di essere consultati o da esperti nel settore (per effettuare ulteriori ricerche) oppure dal vasto pubblico. A differenza del passato, in cui questi dati erano custoditi in archivi, oggi è sempre più diffusa la pratica di digitalizzarli: questo è stato reso possibile dai software di riconoscimento automatico del testo. Il formato digitale presenta infatti diverse utilità, tra cui la possibilità di:

  • applicare filtri di ricerca (spesso con un grado di dettaglio piuttosto accurato);
  • recuperare velocemente informazioni (a questo riguardo, le velocità di recupero dati offerte dai moderni calcolatori sono a dir poco sensazionali al confronto con una ricerca manuale);
  • aggregare dati per esplorarli o confrontarli tra loro;
  • accedere da remoto alle risorse.

Le problematiche sorgono nella misura in cui è necessario digitalizzare questi dati: come strutturarli e organizzarli in maniera tale da renderli accessibili? Per digitalizzare dei dati storici, infatti, non basta traslarli nel digitale, ma è necessario considerare molti aspetti. Ad esempio, è necessario affrontare problematiche relative alla modalità di presentazione del dato: non basta, per esempio, fotografare le pagine di un manoscritto o semplicemente trascrivere il suo contenuto in formato elettronico[2]. Un buon lavoro di digitalizzazione dovrebbe essere in grado di mettere insieme questi due aspetti, da un lato non facendo perdere all'utente finale l'idea del documento fisico reale e, al contempo, fornendogli tutti i vantaggi di un'edizione digitale. Per tutte queste ragioni, negli ultimi tempi hanno iniziato a delinearsi nuove figure di studiosi. Tra queste, ad esempio, la figura del data management expert, ovvero di colui/colei che si occupa di trovare soluzioni efficaci alla strutturazione e organizzazione dei dati di ricerca[3]. Al giorno d’oggi, il lavoro di uno storico risulta ulteriormente ampliato nella misura in cui questo può acquisire dati non solo dalle fonti materiali ma anche da Internet, in particolar modo dai social network. La programmazione, infatti, dà la possibilità di acquisire dati storici che potrebbero essere usati, ad esempio, per l’analisi e la costruzione di reti sociali[4]. Essendo, inoltre, il mondo della programmazione molto vasto, ulteriori esempi di attività che possono risultare utili a uno storico sono quelli proposti nel seguito di questo elaborato, ovvero: come creare mappe di corrispondenza interattive e personalizzate, studiare le occorrenze delle parole di testi creando tabelle utili per ulteriori approfondimenti, la creazione di un portale dinamico che permetta di pubblicare i contenuti creati a seguito di uno studio e l’analisi statistica di dati in formato tabulare.


Bibliografia e sitografia

  1. European University Institute, What is Public History for you?, 2015, URL: < https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=SvQnP6KAsJA > [consultato il 7 agosto 2021].
  2. Parlare al microfono, «Cosa vuol dire “Il medium è il messaggio”?», in Parlarealmicrofono.it, 2 settembre 2011, URL: < https://www.parlarealmicrofono.it/cosa-vuol-dire-il-medium-e-il-messaggio-marshall-mcluhan/4650 > [consultato il 14 aprile 2021].
  3. BAKER, James, «Preserving Your Research Data», in Programming Historian, 30 aprile 2014, URL: < https://programminghistorian.org/en/lessons/preserving-your-research-data > [consultato il 14 aprile 2021].
  4. RITTENHOUSE, Brad, XIMIN, Mi, ALLEN, Courtney Allen, «Beginner’s Guide to Twitter Data», in Programming Historian, ottobre 2019, URL: < https://programminghistorian.org/en/lessons/beginners-guide-to-twitter-data > [consultato il 7 luglio 2021].



Citazione di questo articolo
Come citare: BINETTI, Ludovica & Di Gianvittorio, Lorenzo. "Informatica di base per storici e altri strumenti". In: CLIOMATICA - Portale di Storia Digitale e ricerca. Disponibile in: http://lhs.unb.br/cliomatica/index.php/Informatica_di_base_per_storici_e_altri_strumenti. il giorno: 3/05/2024.






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