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Statistica

De Cliomatica - Digital History
Tempo di lettura 6 minuti - per Celeste DiPasquale


Analisi statistica

Cosa è la statistica?

Con il termine statistica si intende una scienza, strumentale ad altre, concernente la determinazione dei metodi scientifici da seguire per raccogliere, elaborare e valutare i dati riguardanti l’essenza di particolari fenomeni collettivi (o fenomeni di massa) [1] .

La statistica nasce come attività descrittiva di certi fenomeni sociali e, in particolare, come attività amministrativa dello Stato: infatti il termine "statistica" deriva dal termine "stato", anche se poi ha ampliato il suo campo di applicazione fino a diventare una “scienza del collettivo” [2] , comprendendo cioè tutte le situazioni in cui siano implicati fenomeni collettivi.

Sono considerati fenomeni collettivi quei fenomeni che non posso essere conosciuti con una sola osservazione, ma che, al contrario, possono essere analizzati, descritti e interpretati mediante la sintesi di un elevato numero di osservazioni che riguardano fenomeni più semplici (fenomeni individuali) [3] .

Esempio: il fenomeno della natalità, può essere analizzato solo osservando, contando e raffrontando le singole nascite.

Possiamo, in realtà, distinguere due tipologie di fenomeni collettivi:

  • fenomeni collettivi composti da casi singoli (es. natalità)
  • fenomeni che pur riferendosi a un singolo evento sono considerati collettivi poiché per essere conosciuti e analizzati è necessaria la ripetizione dell’osservazione del fenomeno singolo e la sintesi numerica che si può ottenere dall’insieme di tali osservazioni (esempio: lunghezza di un segmento o massa di un corpo che possono essere determinate solo mediante una serie di misurazioni successive eseguite con lo stesso strumento e dallo stesso ricercatore). [4]

Questa distinzione è importante perché da essa possiamo dedurre una prima differenza tra le scienze sociali (come la storia/storiografia), che si avvalgono della statistica per lo studio di fenomeni collettivi del primo tipo, mentre le scienze sperimentali (come la fisica, la chimica, la biologia ecc.) ricorrono alla statistica per la conoscenza di fenomeni collettivi del secondo tipo.

Nel caso della storia è interessante notare come essa si sia sempre occupata della collettività e, quindi, l’oggetto di studio è lo stesso della statistica, ma che la storia condotta senza questo ausilio si appoggia a una analisi esclusivamente di tipo qualitativo.


Analisi qualitativa e quantitativa

Quando analizziamo i fenomeni siamo abituati ad utilizzare metodi quantitativi per i fenomeni naturali e metodi qualitativi per i fenomeni sociali, instaurando in questo modo una consolidata gerarchia tra questi due tipi di analisi, che attribuisce alla prima una sorta di naturale superiorità verso la seconda.

Nel caso delle scienze naturali l’analisi qualitativa sembra essere priva di dignità scientifica e, talvolta, è vista anche come una volgarizzazione di ciò che dovrebbe essere enunciato in modo formalizzato con dati quantitativi; nelle scienze “umane”, viceversa, l’analisi quantitativa è spesso vista come una riduzione della varietà del reale a pochi parametri misurabili.

Il quantitativo e qualitativo, in realtà, non devono essere visti come due scenari diversi ma approcci diversi allo stesso scenario che possono essere applicati alla stessa ricerca.

Il dialogo tra quantitativo e qualitativo risulta essere più presente di quanto pensiamo in primo luogo poiché i fenomeni qualitativi hanno spesso una manifestazione quantitativa:

esempio: “Si vive meglio in una grande città” → questa affermazione che potrebbe essere posta in un sondaggio per una ricerca di tipo sociale esprime un concetto qualitativo che però ha bisogno di una complementare chiarezza quantitativa. Le città si misurano anche in numeri (strade, case, persone, edifici, automobili, semafori ecc.), ma il numero non corrisponde alla qualità e, di conseguenza, le grandi città o le piccole città sono diversi tipi di città non solo a livello di variazione numerica. Tra una città di 100.000 abitanti e una di 150.000 non vediamo molte differenze come invece emergono tra città con 50.000 e 500.000 o 5.000.000 abitanti. Le diverse metriche della città producono anche diversi tipi di comportamento o aspettativa di comportamento.

Questo dialogo appare vivo e indispensabile nella statistica e lo è ancora di più nel caso della storia in quanto da un lato la conoscenza della “qualità” di un fenomeno consente di usare correttamente i dati statistici e dall’altro i dati statistici permettono di comprendere meglio la realtà osservata.

Non si tratta, dunque, di trovare una gerarchia tra quale sia l’approccio migliore, ma di coglierne la complementarità e far dialogare questi due approcci.

Vi è, tuttavia, un ampio dibattito accademico sull’uso dei metodi quantitativi per le scienze sociali e, in particolare, per la storia.

La storiografia che si avvale della statistica, come metodo di indagine, è detta storia quantitativa.


Bibliografia e sitografia

  1. C. Iodice, Elementi di statistica, Simone SPA, 2015, p. 7
  2. Voce "statistica" nell’Enciclopedia Treccani, consultata 17 gennaio 2021, https://www.treccani.it/enciclopedia/statistica.
  3. A. Porro, Storia e statistica. Introduzione ai metodi quantitativi per la ricerca storica, Roma, 1989, pp.39-40
  4. Ibidem



Citazione di questo articolo
Come citare: DIPASQUALE, Celeste . "Statistica". In: CLIOMATICA - Portale di Storia Digitale e ricerca. Disponibile in: http://lhs.unb.br/cliomatica/index.php/Statistica. il giorno: 1/07/2024.






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