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Piattaforme di Crowdsourcing

De Cliomatica - Digital History
Tempo di lettura 10 minuti - per Melighetti


Con l’avvento del Web 2.0, la rete si è trasformata da un’esperienza digitale basata prettamente sulla lettura a un tipo di esperienza co-creativa, grazie all’emersione di una serie di piattaforme, commerciali e non, che consentono a utenti interessati di contribuire con le proprie esperienze, conoscenze e tempo alla creazione di informazione. Infatti, in questi ultimi anni si è rafforzato l’utilizzo - in numerosi ambiti - del crowdsourcing, ovvero l’impego di attività compiute da volontari digitali volte a migliorare la qualità e/o ampliare l'accesso alle raccolte online.

Il crowdsourcing, dunque, è il prodotto di un evidente cambiamento culturale nelle tecnologie del Web e prevede il contributo di una vasta comunità online per intraprendere un compito specifico, creare contenuti o raccogliere idee. La prima generazione del Web era stata dominata da siti statici e da motori di ricerca che consentivano esclusivamente la ricerca delle informazioni. Tuttavia, lo sviluppo di piattaforme online che consentivano e incoraggiavano un dialogo biunivoco ha favorito la partecipazione pubblica e la creazione di conoscenza, passando a una nuova fase chiamata appunto "Web 2.0". Per questa trasformazione bisogna dare merito alle grandi aziende che per prime iniziarono a usare nuove piattaforme per esternalizzare il lavoro ai privati, coniando il termine "crowdsourcing" come combinazione neologistica di "outsourcing" (il ricorso ad aiuto esterno) e "crowd" (folla).

Il crowdsourcing ha il potenziale per aiutare a costruire un patrimonio culturale più aperto, connesso e intelligente, coinvolgendo consumatori e fornitori:

  • aperto perché i dati sono aperti, condivisi e accessibili;
  • connesso perché l'uso di dati collegati consente infrastrutture interoperabili, con gli utenti e fornitori sempre più connessi;
  • intelligente perché l'uso delle tecnologie ci consente di fornire dati stimolanti a utenti interessati, nel giusto contesto e in maniera continua e aggiornata.

Crowdsourcing and Digital Humanities

Molti aspetti del crowdsourcing sono utili a chi dedica il proprio lavoro alla storia e alla cultura, e in particolare ai cosiddetti GLAM (Gallerie, Biblioteche/Libraries, Archivi e Musei) che hanno da sempre cercato di coinvolgere e raggiungere un ampio pubblico promuovendo le loro collezioni. Tuttavia, non bisogna dimenticare che il "il crowdsourcing è un concetto che è stato inventato e definito nel mondo degli affari ed è importante riformularlo quando lo portiamo nel patrimonio culturale" [1] . Infatti, in base al settore di interesse l’approccio da tener presente per creare una piattaforma di crowdsourcing sarà diverso. Se il progetto riguarderà le DH l'interfaccia della piattaforma dovrà tenere conto delle peculiarità di questa metadisciplina.

A partire dal 2010 sono nati una serie di progetti nel settore del patrimonio culturale in cui si richiedeva al pubblico vari tipi di aiuti con l’ausilio di una interfaccia amichevole.

Una delle prime e delle più riuscite è una combinazione di crowdsourcing storico e scientifico, chiamata Old Weather [2] , che invita il grande pubblico a trascrivere le osservazioni meteorologiche annotate nei registri di bordo delle navi dalla metà del XIX secolo ai giorni nostri per contribuire alle proiezioni dei modelli climatici e migliorare la nostra conoscenza delle condizioni ambientali del passato.

Negli ultimi anni le piattaforme di crowdsourcing sono state chiamate ad ampliare lo sguardo verso nuove tecniche come il data mining o la visualizzazione e interrogazione di grandi volumi di dati raccolti spesso da utenti volontari. Inoltre, anche la letteratura stessa sull’argomento si sta ampliando sempre di più sia nel settore delle Digital Humanities, sia in quello GLAM, e questo può sicuramente aiutare coloro che stanno valutando di intraprendere un progetto di Crowdsourcing in questi campi del sapere.

I benefici di una piattaforma di crowdsourcing

Quali possono essere i vantaggi di creare una piattaforma di crowdsourcing per istituzioni che lavorano nelle DH? Il principale vantaggio è sicuramente quello di provare a raggiungere obiettivi che l'istituzione stessa (il gruppo di ricerca) non riuscirebbe a conseguire per mancanza di risorse che riguardano principalmente questioni di tempo, di personale e finanziarie. Inoltre, permette di coinvolgere attivamente la comunità creando nuovi gruppi di utenti e far interagire questi ultimi con le risorse che possiede.

Questo risulta fondamentale perché consente di utilizzare conoscenze, competenze e interessi esterni e di migliorare la qualità dei dati che a loro volta possono aggiungere valore alle successive esperienze di ricerca.

Dunque la relazione, il coinvolgimento e l’interazione con gli utenti sono al tempo stesso sia le fondamenta su cui poggiano questi tipi di progetti sia ciò che li rende utili e vantaggiosi.

Oltre a questo, l’acquisizione delle opinioni e dei desideri degli utenti, mostrare la rilevanza e l'importanza dell'istituzione (e delle sue collezioni) in base al livello di interesse pubblico per il progetto e infine incoraggiare un senso di proprietà pubblica e responsabilità nei confronti delle collezioni di beni culturali, sono benefici che l’utilizzo del crowdsourcing può apportare a chi lavora nel settore delle Digital Humanities e dei GLAM.

Perché piattaforme di materiale culturale?

Ci sono una serie di ragioni per cui mettiamo online materiale culturale. La ragione più importante è rendere la storia e la cultura accessibile e invitare studenti, ricercatori, insegnanti e chiunque sia interessato a esplorare e interagire con questi. Storici, bibliotecari, archivisti e curatori che condividono collezioni ed esposizioni digitali possono misurare il loro successo proprio in base al modo in cui le persone usano, riutilizzano, esplorano e comprendono le loro risorse. Nell’ambito delle DH, spesso ciò che viene condiviso riguarda spesso materiale storico, per il quale si richiede una trascrizione, un commento o, in casi più elaborati, una codifica del testo.

I compiti svolti dagli utenti sono il fulcro di tutto il lavoro, ma spesso la parte più entusiasmante e gratificante per chi gestisce queste piattaforme risulta essere il collegamento che si stabilisce con gli utenti e il loro forte e costante interesse per le risorse.

L'invito al crowdsourcing e l'apertura alla collaborazione nei progetti sono le esperienze più preziose che un'istituzione per i beni culturali può offrire ai propri utenti. È essenziale che il progetto offra un lavoro significativo, i progetti infatti dovrebbero invitare il pubblico a lasciare un segno e contribuire a valorizzare le collezioni.

Dunque ciò che fa il crowdsourcing, che la maggior parte delle piattaforme di raccolta digitale non riesce a fare, è offrire a qualcuno l'opportunità di fare qualcosa di più che consumare informazioni.

Se fatto bene, il crowdsourcing ci offre l'opportunità di fornire alle persone modi significativi per interagire e contribuire alla memoria pubblica, inoltre non deve solo essere un veicolo per fornire contenuti migliori agli utenti finali o per convincere qualcuno a lavorare per te, ma deve offrire agli utenti l'opportunità di partecipare a una comunità che condivide un obiettivo condiviso.

Creare una piattaforma di crowdsourcing

Fino ad ora abbiamo capito come e perché l’utilizzo di piattaforme di crowdsourcing può essere utile nel mondo della cultura in senso lato. A questo punto, se si vuole creare una piattaforma, dobbiamo anticipatamente porci alcune domande fondamentali per definire con precisione il lavoro [3]:

  • Cosa vogliamo fare?
  • Dove dobbiamo arrivare?
  • Perché qualcuno dovrebbe essere interessato ad aiutarci?
  • In che modo i partecipanti dovrebbero collaborare?
  • Chi fa cosa?
Figura 1: Processo di creazione

Rispondere a queste domande risulta fondamentale per avere le idee chiare e una base da cui partire. Un progetto infatti dovrebbe avere un obiettivo chiaro, una grande sfida e dovrebbe riferire regolarmente sui progressi e mostrare i risultati. Il sistema dovrebbe essere facile e divertente, affidabile e veloce, intuitivo e fornire opzioni all'utente in modo che possa scegliere su cosa lavorare (in una certa misura). I volontari dovrebbero essere riconosciuti, essere ricompensati, essere supportati dal team di progetto e avere fiducia. Il contenuto dovrebbe essere interessante, nuovo e anche abbondante.

Hedges e Dunn [4] identificano quattro fattori che definiscono il crowdsourcing utilizzato nella ricerca umanistica. Questi sono:

  • la definizione di una precisa direzione di ricerca;
  • la definizione di un compito preciso suddiviso in un flusso di lavoro realizzabile in maniera più semplice;
  • la creazione di un'attività scalabile che può essere intrapresa su diversi livelli di partecipazione, anche in base ai gradi di conoscenza degli utenti;
  • la possibilità di aggiungere, trasformare o interpretare dati importanti.

Sei punti che definiscono una piattaforma di crowdsourcing

Bibliografia e sitografia

  1. Owens, Trevor, 2012
  2. http://www.oldweather.org/
  3. The Big Cloud Project, 2012
  4. Hedges, Mark, Dunn, Stuart, 2012



Citazione di questo articolo
Come citare: MELIGHETTI, . "Piattaforme di Crowdsourcing". In: CLIOMATICA - Portale di Storia Digitale e ricerca. Disponibile in: http://lhs.unb.br/cliomatica/index.php/Piattaforme_di_Crowdsourcing. il giorno: 1/07/2024.






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