Mudanças entre as edições de "Digital Public History"

De Cliomatica - Digital History
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Lo scopo del ''digital public historian'', quindi, non è solo quello di ridurre le distanze con il pubblico al fine di rendere accessibili i risultati della ricerca metodologica ma è anche quello di istituire un nesso saldo tra fonte e narrazione, il cui esito sia un’interpretazione fondata, basata su un’analisi critica delle fonti scientificamente provata.
 
Lo scopo del ''digital public historian'', quindi, non è solo quello di ridurre le distanze con il pubblico al fine di rendere accessibili i risultati della ricerca metodologica ma è anche quello di istituire un nesso saldo tra fonte e narrazione, il cui esito sia un’interpretazione fondata, basata su un’analisi critica delle fonti scientificamente provata.
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In questo senso la ''Digital Public History'' è una pratica che appartiene al pubblico, che diviene impresa comune perché in grado di produrre nuovi interrogativi.
 
In questo senso la ''Digital Public History'' è una pratica che appartiene al pubblico, che diviene impresa comune perché in grado di produrre nuovi interrogativi.
  
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Edição das 10h03min de 4 de setembro de 2021

Tempo di lettura 8 minuti - per Vanessa Giusy Conti


Digital Public History

La Digital Public History rappresenta un nuovo modo di fare storia: è attivo e partecipativo e comprende le attività di recupero della memoria storica che si svolgono per il pubblico e con il pubblico. Scopo principale di questa disciplina, infatti, è trasportare la storia al di fuori dei confini accademici, verso un pubblico di non addetti ai lavori.

La disciplina della Public History è nata in ambito accademico statunitense negli anni Sessanta del Novecento con l’intento di portare la storia fuori dalle accademie, rendendola un patrimonio comune, dove più voci erano in grado di dar vita a più narrazioni.

Nell’aprile 2017 è nata in Italia l’AIPH (Associazione Italiana di Public History) per iniziativa della Giunta Centrale per gli Studi Storici e della International Federation for Public History. Fin dalla prima conferenza, tenutasi a Ravenna tra il 5 e l’8 giugno 2017, la comunità degli archivisti si è mostrata interessata ed entusiasta, in quanto è stato riconosciuto il ruolo centrale degli archivi all’interno delle pratiche di Public History.

Le conferenze successive, inoltre, hanno messo in evidenza il ruolo strategico e centrale di archivi e biblioteche, soprattutto digitali, per poter avviare progetti di Public History.

Il pubblico

Ogni contenuto o informazione veicolato sul web, in modo gratuito e senza censura, ha la possibilità di essere visto da qualsiasi utente all’interno della rete.

Il pubblico di riferimento, quindi, è potenzialmente molto vasto ma è necessario distinguere il concetto di “pubblico accesso”, che contempla l’eventualità che chiunque possa usufruire di un prodotto digitale, dalle reali azioni di accesso e consultazione.

Esistono, per esempio, molte valide e innovative ricerche storiche che, pur trovandosi online, restano confinate a un ristretto gruppo di interlocutori, o perché la loro natura complessa le rende poco fruibili e spendibili per la maggior parte degli utenti o per il modo in cui vengono presentate e narrate.

A questo proposito, è necessario comprendere quanto il prodotto storico veicolato nel web sia capace di coinvolgere i suoi fruitori, di impegnarli e farli partecipare attivamente alla sua costruzione e al suo perfezionamento.

L’opzione tecnologica, infatti, non è una condizione sufficiente per ottenere il coinvolgimento del pubblico perché avere a che fare con contenuti storici presuppone comunque un buon livello di cultura e consapevolezza. In questo senso, argomentazioni molto tecniche o ambiti scarsamente noti possono suscitare negli utenti l’effetto contrario, scoraggiando l’interesse verso una determinata trattazione.

Come in altri ambiti, quindi, anche nel web, modalità e pratiche con cui vengono elaborati e presentati i contenuti storici risultano fondamentali per suscitare l’interesse del pubblico e coinvolgerlo.

Un prodotto digitale basato sulla pubblicazione di fonti, per esempio, sarà meno appetibile di uno incentrato su percorsi biografici o su memorie collettive.

Il passaggio è fondamentale, in quanto è proprio attraverso il public engagement che la Storia digitale si trasforma in Storia pubblica digitale.

La partecipazione

La Digital Public History rappresenta uno strumento e una metodologia importante per la conoscenza e la valorizzazione di qualsiasi patrimonio documentario perché archivi e biblioteche digitali possono essere “partecipati” e “partecipativi”.

Questa disciplina, infatti, intende lavorare con il pubblico nel percorso che porta da un avvenimento alla sua interpretazione e ha l’obiettivo di condividere con il pubblico la consapevolezza di tale costruzione, al fine di creare memorie digitali storicamente valide.

Public history” e “Public memory”, però, non rappresentano un’unica entità, per quanto possano procedere di pari passo e avere elementi comuni.

Un banca dati archivistica o un repertorio di fonti, infatti, non rappresentano un prodotto di Digital public history solo perché presentate in formato digitale; lo diventerebbero, però, nel caso in cui trattassero argomenti in grado di suscitare interesse nel grande pubblico e fossero predisposti alla partecipazione collettiva degli utenti.

L’enfasi posta sul processo di costruzione della storia e sulla condivisione di tale percorso implica l’ambizione di fare del pubblico non solo un fruitore di contenuti ma anche un agente attivo di una migliore conoscenza del passato e della storia. Sono perciò fondamentali per incrementare questo processo di condivisione gli strumenti per i progetti collaborativi.

Da un lato, quindi, la Digital public history mira a raggiungere l’obiettivo di estensione significativa della partecipazione del pubblico alla ricerca storica, ai metodi e agli strumenti del “fare storia”; dall’altro, invece, è strettamente legata al concetto di mediazione di contenuti e documenti storici condivisi tra un vasto pubblico anche di non addetti ai lavori.

Il fatto che chiunque possa contribuire a “fare storia” non può, però, intaccare alcuni aspetti fondamentali della ricerca e del metodo storico, come la trasparenza e la contestualizzazione delle fonti storiche, la tensione verso la verità e l’obiettività storica. Diviene quindi essenziale per il Public historian rispondere a un codice etico.

Bisogna evitare, infatti, che allargando l’uso della storia a un vasto pubblico, questa diventi un insieme di fonti poco chiare, non verificate e prive dei metadati necessari per la loro contestualizzazione. È indispensabile fare in modo che la storia non venga assoggettata a ideologie politiche, religiose o di altro tipo e che la fonte storica, venendo privata del contesto sociale e storico in cui è stata prodotta, diventi uno strumento utilizzato in un racconto autoreferenziale che non aggiunge niente alla consapevolezza storica di un gruppo o di una comunità.

Per fare questo, è stata introdotta una nuova figura professionale di storico: il digital public historian o storico pubblico digitale.

Tale figura risponde alla necessità di indirizzare verso la veridicità, la trasparenza e la contestualizzazione delle fonti la storia, la quale continua a essere condivisa e scritta dal pubblico di non accademici verso cui si mira ad avvicinarla.

Lo scopo del digital public historian, quindi, non è solo quello di ridurre le distanze con il pubblico al fine di rendere accessibili i risultati della ricerca metodologica ma è anche quello di istituire un nesso saldo tra fonte e narrazione, il cui esito sia un’interpretazione fondata, basata su un’analisi critica delle fonti scientificamente provata. Risulta in questo senso fondamentale una proficua interazione con i social media.


In questo senso, non vi è una suddivisione gerarchica stabilita a priori perché lo storico pubblico digitale pone la propria conoscenza del passato storico in relazione con le memorie e gli sguardi sul passato proposti dal pubblico.

Questo elemento risulta fondamentale, in quanto può contribuire ad approfondire questioni storiografiche importanti, far sorgere nuove domande e restituire ulteriori questioni al public historian stesso, rilanciando la ricerca storiografica verso nuove direzioni.

In questo senso la Digital Public History è una pratica che appartiene al pubblico, che diviene impresa comune perché in grado di produrre nuovi interrogativi.

In questo senso anche il gaming può essere interpretato come una forma di digital history.


Bibliografia e sitografia




Citazione di questo articolo
Come citare: CONTI, Vanessa Giusy . "Digital Public History". In: CLIOMATICA - Portale di Storia Digitale e ricerca. Disponibile in: http://lhs.unb.br/cliomatica/index.php/Digital_Public_History. il giorno: 26/06/2024.






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