Mudanças entre as edições de "Database centrato sulle fonti"

De Cliomatica - Digital History
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Mi sembra che non ci sia bisogno di ripetere le tabelle con i dati organizzati, come ho fatto nell'esempio dei documenti dei battesimi o per la corrispondenza. A questo punto, il lettore può già elaborare il proprio schema a partire dalle riflessioni iniziali qui esposte. L'importante è non banalizzare concetti complessi o da elaborare ulteriormente. Il nostro lavoro di storici è già di per sé spesso una semplificazione. Il database anche è una semplificazione, e la semplificazione è necessaria per l’organizzazione dei dati. Non c’è bisogno di semplificare ulteriormente, perché abbiamo i strumenti sufficienti per trattare le fonti con dovuta cura.
 
Mi sembra che non ci sia bisogno di ripetere le tabelle con i dati organizzati, come ho fatto nell'esempio dei documenti dei battesimi o per la corrispondenza. A questo punto, il lettore può già elaborare il proprio schema a partire dalle riflessioni iniziali qui esposte. L'importante è non banalizzare concetti complessi o da elaborare ulteriormente. Il nostro lavoro di storici è già di per sé spesso una semplificazione. Il database anche è una semplificazione, e la semplificazione è necessaria per l’organizzazione dei dati. Non c’è bisogno di semplificare ulteriormente, perché abbiamo i strumenti sufficienti per trattare le fonti con dovuta cura.
  
 
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Edição das 09h10min de 13 de março de 2021

Tempo di lettura 22 minuti - per Tiago Luís Gil (tradotto da Daria Mikhaylova)


PORTAL DE BANCOS DE DADOS

Bancos de dados e sua potencial utilidade na pesquisa em história (texto que apresenta o quanto de teoria e metodologia há por trás das aparentes decisões técnicas de quem cria o banco de dados)

Bancos de dados: um breve histórico do seu uso por historiadores (verbete sobre diversos historiadores que usaram bancos de dados em suas pesquisas, demonstrando algumas dos problemas enfrentados por eles)

Estrutura de dados e Modelos conceituais, lógicos e físicos (Artigos de caráter técnico que apresentam o vocabulário básico de criação de bancos de dados)

Aspectos visuais (Algumas notas sobre como bases visualmente claras podem ser úteis, além de dicas sobre como criar bases visualmente boas)

Bases centradas na fonte (Texto sobre bases de dados criadas com base em uma fonte histórica, como Registros de Batismos, cartas ou Inventários Post-Mortem)

Bases centradas no método (Texto sobre bases de dados criadas com base em um método ou problema de pesquisa, como aquelas focadas em indivíduos, famílias, redes, etc)

Grandi nomi come Manfred Thaller e Alan Macfarlane hanno preferito lavorare con le basi di dati relativi a fonti omogenee. Entrambi hanno adottato come modello di lavoro una sorta di trascrizione strutturata, attraverso la quale il documento è trascritto normalmente, ma alcuni dati (frammenti, parole, numeri e date) venivano etichettati in modo che il computer potesse elaborarli. Questo metodo di lavoro fu adottato anche da Joaquim Carvalho[1], che affermò: «i migliori metodi di inserimento dei dati da fonti storiche sono quelli che conservano la struttura originale delle informazioni». A prescindere dall’approccio adottato, dobbiamo però creare delle tabelle e dei campi per trasformare le nostri fonti in byte. Vediamo alcuni esempi.


Registri battesimali

Cominciamo da una fonte molto tradizionale per l’elaborazione con strumenti informatici: i documenti di battesimo. I documenti più antichi riportanti battesimi sono conservati in alcune città italiane, ma possiamo trovarli in tutta Europa, in Africa e nelle Americhe. Trattando questo tipo di fonte, è opportuno prima informarsi - leggendo articoli e libri - sul loro corretto uso e sulle possibili variazioni nel formato (o l’esistenza di formati del tutto anomali). Una vasta metodologia è stata sviluppata nel tempo per l’analisi delle fonti battesimali, tutti i metodi potrebbero quindi essere utili a diversi stadi della ricerca. Spesso ci si può trovare nella necessità di applicare altri approcci di ricerca, non previsti inizialmente. Quando questo accade, una base di dati pronta per l’uso e per accogliere nuove possibilità sarà molto più utile. Non si può certamente creare una base di dati che preveda ogni variazione, ma certamente si può scomporre i dati dei battesimi a livello tale da poter poi provvedere a una loro ricomposizione in forme diverse.

Osserviamo come sono organizzati i registri battesimali. I registri sono di norma compilati in un libro, forma comune e ufficialmente richiesta dalla Chiesa. Quindi di norma, gli archivi contengono registri battesimali organizzati in libri. Il numero dei registri di battesimo per ogni volume è uguale a n. Non esiste né un numero minimo, né uno massimo. I libri non hanno alcuna struttura interna predefinita: i battesimi sono semplicemente elencati in ordine cronologico, l’uno dopo l'altro. Se i registri provengono da una località sudamericana metà del libro potrebbe contenere battesimi di schiavi, mentre l’altra metà battesimi di persone libere; nelle colonie esisteva infatti la separazione dei registri per la popolazione indigena. Queste differenze non costituiscono una regola, ma sono state trovate occasionalmente, quindi il nostro modello concettuale dovrebbe prenderle in considerazione.

Anche se i documenti sono raccolti all'interno di libri, questi costituiscono una serie. I libri sono i contenitori dei registri e un modo per tenerli organizzati, ma se fosse possibile avere un libro infinito, beh questo libro li conterrebbe tutti. Quindi il concetto del libro è importante, ma non è centrale. L’attenzione invece deve concentrarsi sul registro stesso, che ha una struttura interna relativamente regolare. Il documento di solito inizia con la data, per proseguire con il nome della persona battezzata e la sua legittimità e i nomi delle persone responsabili, per esempio i genitori; ogni tanto sono presenti anche i nomi dei padrini. Il registro si chiude con la firma del prete, e talvolta in coda sono aggiunti anche commenti sui partecipanti, lo status sociale, nazionalità, residenza e anche sul luogo di nascita del battezzato.

Quanto descritto fino adesso ci permette di osservare che incontreremo elementi costanti e attesi; come il nome del prete, dei genitori e dei padrini. Possiamo immaginare altre informazioni come i nomi dei nonni, ma non capita spesso. Ci sono anche contenuti unici, presenti in un singolo registro e del tutto assenti in altri (“il figlio del capitano” per esempio riferisce alla professione del padre). I battesimi si svolgevano per lo più in chiese parrocchiali, ma anche su terreni di proprietà o nelle case private. Allo stesso modo, il bambino può essere battezzato in extremis (battesimo “per imminente pericolo di morte”), ma poi sopravvivere e incontrare il prete per l’unzione più tardi. Pertanto il prete che registra il battesimo potrebbe non essere la stessa persona che ha battezzato.

Possiamo ora iniziare il nostro lavoro. Prendiamo un foglio di carta e annotiamo tutte le nostre osservazioni. A questo punto conosciamo anche la mole di lavoro da affrontare: uno, due o tre libri. Consideriamo che ogni pagina ha, in media, quattro registri e i tre volumi contano 650 pagine. Questi ci permette di stimare il numero totale dei registri: circa 2600. Una volta fatta la stima possiamo pensare alle tabelle necessarie. Ne consigliamo almeno tre: una per registrare i libri, un’altra, più importante, per registrare i battesimi, e una terza per registrare le informazioni accidentali sui partecipanti del battesimo: il loro status sociale, la loro residenza, ecc.


TABELA "LIVROS" ----> TABELA "BATISMOS" ----> TABELA "DETALHES"


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Creiamo delle tabelle ad hoc, quando i frammenti che identifichiamo nelle nostri fonti hanno rilevanza e specificità sufficiente, tali da meritare uno spazio esclusivo, creato su misura.

Pensiamo ora ai campi della tabella, iniziamo da "LIBRI". Il primo campo obbligatorio è il "codice", che identifica ogni record nella base di dati, e nel caso specifico ogni singolo libro. Alcuni usano l'espressione "Identificatore" o "ID", altri preferiscono "Matricola". Personalmente preferisco chiamarlo "codice", soprattutto perché in esso sarà inserito un codice alfanumerico (parlante) che eventualmente corrisponderà alla fonte. Nel caso dei battesimi, farei "SAnt_bat_001" per identificare il libro di battesimo numero 1 della parrocchia di Sant'Antonio. I programmatori chiamano questo tipo di campo "chiave primaria". Poi vedremo che i documenti del battesimo avranno etichetta simile, costruita dal numero della pagina e il numero del documento nella pagina. Il campo successivo è il nome della parrocchia, un testo; un altro campo è il numero del libro, un numerico, e il successivo campo è testo e descrive l’anno del primo e dell’ultimo battesimo riportato nel libro. Importante avere un campo per il numero totale dei documenti nel libro e uno per il numero di pagine. Farei un campo per il preambolo del libro e un altro per la chiusura. Finirei con un campo “Osservazioni”. Forse è il caso di creare un campo per il nome del volume, perché alcuni libri hanno un titolo. Finora abbiamo:


TABELLA LIBRI


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Bibliografia



Citazione di questo articolo
Come citare: GIL, Tiago Luís. "Database centrato sulle fonti". In: CLIOMATICA - Portale di Storia Digitale e ricerca. Disponibile in: http://lhs.unb.br/cliomatica/index.php/Database_centrato_sulle_fonti. il giorno: 30/06/2024. (Tradotto da Daria Mikhaylova)






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